Una breve presentazione di questo interessante libro, dalla penna del suo stesso autore, Savino Balzano
È un libro importante per me: il più importante tra quelli che ho scritto fino a oggi perché, e sono contento che qualcuno lo abbia notato leggendolo, ci ho messo qualcosa in più, il frutto dei ragionamenti condotti in questi anni.
Tutti abbiamo diritto di vivere un’esistenza di libertà e dignità, di disporre dei mezzi per ottenerla. Lo dice la nostra Costituzione. Così non è, per tante persone nella nostra Italia, e penso che sia doveroso interrogarsi sulle cause del disastro che abbiamo dinanzi agli occhi da tanto tempo, troppo tempo.
C’è stato un periodo in cui le nostre retribuzioni correvano, volavano persino, in cui il potere contrattuale della comunità del lavoro era fortissimo: in quegli anni una legge sul salario minimo non esisteva. Chi oggi la propone ossessivamente non ragiona sulle dinamiche strutturali che hanno fatto avvizzire i nostri salari e, soprattutto, su chi è responsabile di averle messe in moto. Il salario minimo legale è sovrastrutturale: una finta soluzione, facile, che pretende di cancellare trent’anni di errori, trent’anni di incapacità e inettitudine, trent’anni di tradimenti.
Le retribuzioni sono crollate con l’esplosione (voluta!) dell’offerta di lavoro nel mercato, la disoccupazione, causata dal crollo degli investimenti, pubblici e privati. L’UE, che oggi propone una direttiva ipocrita (il cui reale obiettivo è tutelare il mercato, evitando che le multinazionali si facciano concorrenza al ribasso sul costo del lavoro), ha delle responsabilità dirette e gravissime. Ce l’hanno le istituzioni europee e tutte quelle forze politiche che sostengono le strategie di austerità, di contenimento della spesa, di “cautela nei conti”.
La disoccupazione lede la capacita rivendicativa di chi è facilmente rimpiazzabile: costui non sarà più in grado di rivendicare alcunché di migliorativo, anche sul piano retributivo.
Non sarà, inoltre, in grado di proteggere ciò che nel tempo aveva conquistato. E difatti abbiamo assistito negli anni all’erosione di tanti diritti, nel tempo faticosamente e talvolta sanguinosamente conquistati, e dunque all’esplosione della precarietà.
La precarietà ha alimentato il circolo vizioso: se sei ricattabile, esposto alle ritorsioni, sostituibile senza alcuno sforzo, non potrai partecipare, rivendicare, migliorare il tuo futuro e quello dei tuoi figli.
Ebbene, moltissimi tra coloro i quali oggi pretendono il salario minimo legale sono gli stessi che quella precarizzazione l’hanno imposta, iniettata come un veleno nelle vene del mondo del lavoro, tradendo la comunità che avrebbero dovuto pretendere, spesso con la complicità di un sindacato di parte (non quella dei lavoratori, evidentemente), contiguo e colluso, privo di visione.
Le ragioni dei nostri mali hanno radici lontane: è fondamentale ripercorrerle per capire e correggere ciò che è stato sbagliato. Proporre soluzioni facili, strumentalizzando il dolore di tantissima gente, le sofferenze e i sacrifici di moltissime persone, lo sforzo disumano compiuto per restituire dignità all’esistenza di un figlio, risponde a una bieca e spietata strategia propagandistica, priva di qualsiasi assunzione di responsabilità.
Vale per il salario minimo, ma vale anche per tutto il resto: il Paese cade a pezzi e certi individui, privi di vergogna, fingono di denunciarlo mentre continuano a picconare, così come hanno fatto negli ultimi decenni.
Ci ho messo tanto in questo libro, edito da Fazi Editore e impreziosito dalla prefazione dell’amica Lidia Undiemi: spero lo leggiate e sarei felice di discuterne con voi. Organizzeremo presto nuove presentazioni: teniamoci in contatto.
Savino Balzano
fonte da X altro contributo da LinkedIn