articolo tratto dal sito di Tenenga Alliance Group (TAG)
Codice a barre versus RFID? La fine del barcode potrebbe essere sempre più vicina. In particolare quelli usati per i supermercati, potrebbero rischiare l’estinzione se l’Identificazione a Radio Frequenza (RFID) inizierà a costare molto meno rispetto ad oggi.
I vantaggi sono notevoli, anche per la vita di tutti i giorni: immaginiamo un carrello della spesa stracolmo i cui prodotti vengano identificati tutti in un solo colpo. Che la fine dei barcode sembra essere ormai prossima lo assicurano alcuni ricercatori coreani della Sunchon National University. Rispetto a una valutazione tecnica e scientifica, infatti, codice a barre versus RFID segna la vittoria del secondo sul primo.
A riportarlo è la rivista specializzata “Ieee Transactions on Electron Devices”, nella quale Gyoujin Cho, professore della Sunchon National University, precisa che il segreto della migrazione tecnologica a basso costo sarà nella stampa elettronica. Un progetto grazie al quale, sempre secondo Cho, i tag RFID costeranno solo tre centesimi di dollaro.
La tecnologia in fase di sviluppo è basata su inchiostro contenente nanotubi al carbonio. La miscela a cui sta lavorano il team sudcoreano, che contiene anche argento e un polimero ibrido con dimensioni nanometriche, permette di depositare i componenti di un circuito elettronico, come condensatori o transistor, su materiale plastico con la tecnica del roll-to-roll (R2R). È questo il punto di forza su cui gli scienziati puntano le loro scommesse nella gara codice a barre versus RFID.
La metodologia è resa difficoltosa dal fatto che il composto è per due terzi semiconduttore e per un terzo metallico. Cho e il suo gruppo hanno brevettato un semplice processo per incorporare le parti metalliche in un polimero, realizzando così un inchiostro semiconduttore che consente di stampare su plastica chip RFID. “Il cardine della nostra ricerca”, spiega Cho, “sono transistor realizzati con nanotubi al carbonio altamente flessibili, quindi utilizzabili in un’infinità di ambiti applicativi. Grazie a questo procedimento siamo riusciti a stampare su una pellicola di plastica dei tag RFID utilizzando un comune sistema di stampa a getto d’inchiostro”.
“Sono circa dieci anni che scienziati e ricercatori stanno conducendo esperimenti sugli inchiostri a nano tubi”, aggiunge il ricercatore sudcoreano, “ma al momento l’unico risultato prodotto a livello industriale è un film per i display a elettrodi. Gli inchiostri ai nanotubi di carbonio garantiscono la giusta uniformità e vischiosità necessaria a una stampa di qualità, ma i costi di produzione sono al momento ancora molto elevati”.
“Al di là dei costi, comunque, un altro problema tecnico da superare è costituito dalle dimensioni dei prototipi attualmente realizzati”, precisa James Tour, professore alla Rice University di Houston, che ha partecipato al lavoro, “Sono tre volte più grandi dei tipici codici a barre, arrivando a memorizzare solo un bit di informazioni. Anche la potenza del segnale è debole e il reader, per riuscire a leggere i dati, deve trovarsi a meno di 10 centimetri dal tag, mentre la distanza ottimare dovrebbe essere di almeno un metro”. Secondo quanto promesso dai ricercatori sudcoreani, l’anno prossimo sarà pronto un prototipo a 64 bit, anche se il traguardo è quello di realizzare una versione 96 bit (considerato il vero e proprio killer del codice a barre). Fra qualche anno – e con la produzione in scala – sostituire un barcode con un chip RFID costerà un centesimo di euro.